Maurizio Aprea
Incontro in studio
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Maurizio Aprea
Incontro in studio
Incontro nello studio del 25, 26 e 28 febbraio 2012
Una breve mostra con uno sguardo al passato e al futuro, di confronto di ciò che si è fatto con quel che si sta facendo e si progetta di fare, con la volontà di continuare nella propria ricerca pluridecennale raccogliendo le forze per resistere alla crescente crisi economica, sociale, culturale per ritrovare e ricondurre le fila delle diverse espressioni in un unico percorso.
La mostra Incontro in Studio degli ultimi giorni di febbraio 2012 prelude a un anno tutto inteso alla ricerca di unitarietà nella diversità, di incontro e confronto anche con espressioni artistiche di altri: la pluripersonale Più luce nella vicina Galleria Ostrakon, la collettiva Esserci, non essendoci nello Studio, che si prolungheranno ben oltre le date prefissate e infine, in studio, la Mostra del 20 12 2012.
Non semplici esposizioni, dunque, ma Mostre a tema, in cui esperienze artistiche messe a confronto superano rigidi definizioni e confini che le vogliono contraddistinguere e, soprattutto, pongono in primo piano il tema dell’utilità dell’arte, del ruolo dell’artista.
Da: Maurizio Aprea, Il nuovo racconto di Piero Del Giudice
Se il gesto dell’uomo – il graffito che non teme vulnus del tempo dai primordi ad oggi – prende luce tra gli altri segni sulla lavagna trasparente della caverna polisemantica, se il messaggio è il mezzo, se la comunicazione è molteplice, se l’epifania dell’individuo assume significato e forma solo vivente in un processo construens-destruens…
Sommerse e salvate specie, generi, reperti dell’olocene e riconoscibili figure di affetto quotidiano, tracce di una natura sotto attacco e tracce della quotidianità dell’uomo in movimento nel teatro urbano.
Come rendere in opera, in oggetto espressivo compiuto questa percezione di dati reali che si fondono con i virtuali? Si può, con un nouveau régard. Per un pittore la realtà prende senso solo dallo sguardo, solo dall’occhio, – dall’angolo visuale che è punto di vista concettuale – da come e da dove si guarda, dai condizionamenti compulsivi e remoti dello sguardo. Sono un artista visivo – dice – mi riguarda tutto ciò che riguarda la percezione e tutto ciò che può fare riferimento alla possibilità della visione […]
Uomo comune. Uomo distante da una qualsiasi meta, uomo che solleva se stesso da una qualsiasi prospettiva storica, esistente che cammina, traccia nelle scena urbana, individuo autonomo e pensante che insieme ad altri individui costituisce quella moltitudine vivente e pensante che si sottrae al potere e si pone alternativa – sulla scena metropolitana, su un dimesso palco di democrazia – all’universo equalizzante delle merci.